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GLI ALTRI "LEONI" E LA "MILINCIANA"

  • Immagine del redattore: Giusi Lombardo
    Giusi Lombardo
  • 10 ago
  • Tempo di lettura: 2 min
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A Palermo sono molto noti i cosiddetti "leoni" in pietra calcarea di Billiemi (foto a seguire) che segnano, su due pilastri, l'ingresso principale del Parco della Favorita e da cui prendono il nome la piazza in cui si elevano e la via che si diparte da quest'ultima.

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Come non ricordare il bus cittadino della famosa e storica linea 1, con l'indicazione del suo capolinea a piazza Leoni?

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Cartolina del 1959 - foto dal web

Ma nel capoluogo siciliano esistono, in Corso Calatafimi, altri leoni che aprono, con il loro ingresso monumentale, la stradella Riserva Reale.

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Le due sfingi sui piloni, conosciute come "I Leoni" sono fiancheggiate da due erme egizie in stile Impero risalenti al 1810-1815.

La Riserva Reale sorse fra il 1799 ed il 1810 nel cinquecentesco Baglio Pietratagliata, per volontà dal principe ereditario Francesco di Borbone duca di Calabria, figlio di Ferdinando I di Borbone, IV di Napoli e III di Sicilia (sempre lui era...) durante l'esilio a Palermo del padre.

Il principe lo ristrutturò per adibirlo ad allevamento di vacche e montoni di Barberia, ad Orto botanico con piante esotiche ed alla creazione di campi sperimentali, oltre a servirsene come riserva di caccia sul Monte Caputo.

La scelta del principe di quel luogo come riserva per sé e per la consorte Maria Clementina fu azzeccata, grazie alle vicine sorgenti del Gabriele che rendevano le terre particolarmente fertili.

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Quando nel 1815 la corte reale fece ritorno in Campania, la riserva venne abbandonata per poi passare, nel 1860, ai beni della Corona sabauda ed infine, nel 1919, al Demanio dello Stato.

Lungo la via Riserva Reale si trova l'edificio che fungeva da vaccheria in cui si nota una colombaia


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e, alla fine della strada, esistono i resti della torre della Milinciana, che fu ristrutturata all'inizio dell'Ottocento in stile neogotico.


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Il nome della torre pare che si debba alla 'nciuria (soprannome) dell'ultimo dei suoi custodi, il quale sembra avesse la forma della testa simile a quella di una melanzana.

Un monumento, insieme alla sua casina, che si erge ancora fiero sulla stradella, con i suoi merli

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e la sua bifora.

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All'inizio della stradella da cui vi si giunge, lo sguardo severo dei "leoni" ammonisce:

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la torre della Milinciana è un monumento testimone di storia passata che reclama cure, attenzione ed urgenti interventi di riqualificazione.


Bibliografia: Dizionario storico toponomastico di Mario Di Liberto

 
 
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