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HOLY CROSS (SANTA CROCE): LA CHIESA ANGLICANA DI PALERMO

  • Immagine del redattore: Giusi Lombardo
    Giusi Lombardo
  • 22 giu
  • Tempo di lettura: 3 min
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Ha incuriosito tutti per moltissimo tempo e finalmente, da qualche anno, è stata resa visitabile al pubblico in occasione di determinati eventi o manifestazioni.

Eccola qui, la Holy Cross: la chiesa anglicana di Palermo. Ma qual è la sua storia?

Tutto risale al 1847, quando Sebastiano Carella - degli omonimi ed immensi orti in zona - vendette al principe di Radali Ernest Wilding una striscia di terreno su cui in seguito venne edificata la chiesa.

Qualche tempo prima, nel 1842, Ernest aveva anche acquistato la casa ed i terreni del marchese di Geraci Corrado Ventimiglia posizionati dalla parte opposta. Siamo nell'odierna via Mariano Stabile ad angolo con via Roma, all'epoca via di S. Sebastianello o stradone dei Ventimiglia.

Più tardi, nel 1852, il palazzo e le terre in questione vennero acquistati da Benjamin Ingham jr., al quale nel 1872 succedette la vedova Emily Hinton. Due anni dopo ella vendette a Giuseppe Whitaker senior una porzione rettangolare di terreno attorno alla Holy Cross, i cui lavori di edificazione erano iniziati nel 1872 su progetto dell'anno precedente da parte degli architetti Henry Christian e William Barber. Se ne ricavò una parte conformata ad elle nel cui giardino fu costruita la canonica.

Tornando alla chiesa,

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purtroppo i lavori di costruzione iniziati nel 1872 si interruppero con la morte di Benjamin Ingham jr. L'anno dopo la vedova donò l'area e l'edificazione riprese con i finanziamenti degli Ingham e dei Whitaker.

Appena finita la costruzione nel 1875, cominciarono i lavori decorativi ai quali contribuirono economicamente anche altre famiglie inglesi.

Occorre tener presente che la comunità inglese, nei periodi precedenti, non possedeva un proprio tempio e per le celebrazioni ed il culto anglicano si appoggiava presso varie sedi ad essa offerte, secondo la disponibilità del momento e dei proprietari. La costruzione di una propria chiesa era dunque un evento importantissimo.

Il tempio di Holy Cross venne eretto impiegando strutturalmente la pietra bianca di Aspra e la pietra di Cinisi, secondo i canoni medievali degli edifici neonormanni e neogotici e venne abbellito dal rosone che domina l'entrata principale, dal portico laterale e dal campanile ottagonale.

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Internamente la chiesa è disposta su tre navate, delimitate da colonne e da archi.

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E poi, ad opera della ditta londinese Clayton & Bell, è un tripudio di vetrate artistiche!

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I mosaici furono realizzati dalla ditta Salviati di Venezia,

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mentre il pulpito è opera di Benedetto Civiletti

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ed il fonte battesimale invece si deve a Giuseppe Casano.

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Dei lampadari in ottone illuminano l'ambiente e la parte musicale è affidata all'organo inaugurato nel 1902.

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Delle targhe di bronzo disposte sulle navate ricordano la storia delle famiglie inglesi nella nostra città.

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 A sinistra si trova la "cappella Marsala", così denominata dal 1928 quando vi vennero installati dei rivestimenti marmorei giunti dalla chiesa ormai chiusa di St. John a Marsala.

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Durante i bombardamenti del 1943 il tempio fu seriamente danneggiato, specialmente nella parte delle vetrate che decoravano l'abside. A quel punto Delia Whitaker vendette una parte di terreno circostante al cav. Francesco Argento, il quale vi costruì un palazzo residenziale. Con il ricavato della vendita furono replicate le vetrate, ad opera di Pietro Bevilacqua, installate nel 1956. I Whitaker amministrarono la chiesa fino al 1962, quando l'ultima curatrice Delia Whitaker la donò alla Fiduciaria Diocesana di Gibilterra (Gibraltar Diocesan Trust).

Per finire, un paio di piccole curiosità: pare che dal Grand Hotel delle Palme, ubicato frontalmente ed in origine appartenente alla famiglia Ingham-Whitaker, si dipartisse un passaggio sotterraneo - ormai chiuso - che portava alla chiesa.

L'altra bella curosità, ancora oggi visibile, si trova alla base delle absidi della chiesa, dove è stato realizzato un giardinetto, una "City Forest", ossia un piccolo parco urbano per la sosta e la sopravvivenza dei piccoli volatili.

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Bibliografia: Via Roma: la strada nuova del Novecento di Adriana Chirco e Mario Di Liberto

 
 
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