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LA BIFORA SOPRAVVISSUTA DI PALAZZO OSSADA-BECCADELLI

  • Immagine del redattore: Giusi Lombardo
    Giusi Lombardo
  • 11 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 18 mag

A Palermo le tracce del periodo medievale non sono molto numerose. Bisogna avere un occhio attento ed un po' di curiosità per riuscire a rintracciarle. Alcune sono addirittura nascoste, per cui non è molto semplice scovarle.

La via San Basilio, tra via Bandiera e via Giuseppe Patania, ne conserva diverse.

Oltre alla via, al Santo sono state intitolate una piazzetta

ed un vicolo, qui in foto nella parte in cui esso si apre su via Monteleone.

San Basilio Magno, dottore della Chiesa e vescovo (Cesarea di Cappadocia ca. 330-379) fu il fondatore del suo ordine nel IV secolo, ordine che poi si diffuse nell'Oriente cristiano.

I Basiliani giunsero in Sicilia all'inizio del Seicento fondando un loro monastero in via del Celso dedicato a San Cristoforo, non più esistente. Poi si trasferirono alla contrada della Bandiera nel 1696, acquistando il palazzo del secondo duca di Ossada, Francesco Gisulfo Colnago - già nel Cinquecento dei Ventimiglia, baroni di Ciminna.

Per adattarlo a monastero, i Basiliani commissionarono i lavori agli architetti Lorenzo Ciprì, Nicolò Anito e Nilo Cizza; quest'ultimo ritenuto nel Settecento un grande progettista delle chiese in cui si officiava il rito greco-albanese.

Dopo la soppressione degli ordini religiosi del 1866, nel monastero ebbe sede la R. Commissione di agricoltura e pastorizia per la Sicilia e la Scuola tecnica Gagini.

A seguito del terremoto del 1968, l'edificio fu dichiarato inagibile. Ulteriori danni si verificarono a causa del terremoto del 2002. Nell'ultimo periodo si è intervenuti con alcuni restauri. Attualmente, con entrata al civico 17, vi si è insediata un'associazione che si occupa di attività sociali.

Poco più in avanti, invece, al civico 25 della strada si eleva il palazzo dei Beccadelli di Bologna, poi dei duchi di Ossada.

Attualmente vi si trovano degli appartamenti in vendita ed una casa vacanze, nei quali si accede da una scala.

Ma, prima che venisse installato un cancello subito dopo il portone, a volte era possibile entrare e, alzando lo sguardo a destra sulla corte, poter ammirare una magnifica bifora elegantemente decorata, completa di colonnina centrale e mensola con peducci.

La bifora, purtroppo in precarie condizioni e messa in sicurezza,

è la testimonianza di quella che fu la torre dei Beccadelli, oggi irriconoscibile perché inglobata nella costruzione.

Oltre alla finestra gotica, internamente al palazzo i particolari d'epoca sono individuabili nell'androne, nelle colonne e negli archi del porticato del cortile e nei soffitti a crociera.

Esternamente, nella foto a seguire di Massimiliano Guttadauro, a destra del portone d'ingresso ed in linea con la torre dei Beccadelli, si riconoscono i merli del cornicione del periodo degli Ossada ed il residuo di un arco, che probabilmente segnava l'apertura di un'altra grande bifora.

Nei secoli troppi stravolgimenti e manomissioni ha subito l'antica domus dei Beccadelli, come la probabile scomparsa di una scala escuberta alla catalana, tipica dell'epoca. Ma le parti di vita vissuta che il palazzo riesce a trasudare da ogni pietra ed una bifora da cui sembra che da un momento all'altro si possa ancora affacciare qualcuno, sono pezzi di storia che non deve andare perduta.


Bibliografia: Palazzi Nobiliari di Palermo di Giulia Sommariva

Dizionario storico toponomastico di Mario Di Liberto

 
 
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