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LA NUOVA VITA DI PALAZZO MARCHESE - EX CORRERIA

  • Immagine del redattore: Giusi Lombardo
    Giusi Lombardo
  • 1 giu
  • Tempo di lettura: 4 min

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Fra i suoi numerosissimi impegni, Simona Savona è riuscita a trovare un momento per me. Solo poco tempo, ma un gesto che ha compiuto generosamente per aprirmi le porte e mostrarmi la sua creatura. Una creatura sofferta, ritornata alla luce dopo 10 anni di duro lavoro e di inenarrabili sforzi sotto tutti i punti di vista. Ho così potuto apprezzare il risultato del restauro di un edificio storico a lungo abbandonato. 

Un lavoro compiuto con passione, tenacia e competenze imprenditoriali e tecniche insieme ad uno sparuto numero di altri proprietari, come l'ing. Salvo Marino - poi progettista - e come l'arch. Amato - poi direttore dei lavori.

Eccolo qui: palazzo Marchese ex Correria, nell'omonimo vicolo a Palermo, proprio a due passi dalla chiesa di S. Francesco di Assisi e della famosa dirimpettaia "Antica Focacceria S. Francesco".

 Foto di Simona Savona
 Foto di Simona Savona

Parlo di sforzi enormi a ragion veduta, senza esagerare, perché per far risorgere un immobile storico che era diventato uno spettro, invaso dai clochard e prescelto dai ratti per le loro scorrerie, non necessita soltanto un capitale cospicuo e delle ottime maestranze, ma la capacità di riuscirsi a divincolare fra le mille ragnatele burocratiche che questo settore purtroppo comporta. 

Ma lei è un'imprenditrice nata e, con il sostegno del papà imprenditore al suo fianco che la incoraggia, la consiglia e la conforta, la nostra Palermo può gioire insieme ai suoi cittadini di essere ritornata in possesso di una parte della sua storia in modo visibile e tangibile. 

Chiaramente, di un edificio storico che stava cadendo a pezzi si è cercato di salvare il salvabile. Ma ogni piccolo intervento è stato eseguito al fine di conservare la memoria di ciò che fu e dell'importanza che rivestì palazzo Marchese.

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E, a questo punto, ascoltiamo la storia che ci racconta questo monumento. Lasciamogli la parola.

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Il mio nome oramai lo conoscete tutti, perché è posto in bella vista accanto al mio portale d'accesso: sono palazzo Sollima-Marchese e mi pregio di essere stato sede del primo servizio postale a Palermo, ovvero sede della ex Correria dal 1701 al 1734. 

In un certo qual modo, al mio interno sono stati presenti gli antenati dei moderni canali di comunicazione, quelli che per esempio adesso si chiamano: posta elettronica, whatsapp, messenger e via dicendo.

Infatti, prima del 1549, il servizio postale in Sicilia era inesistente e, per inviare lettere e pacchi, ci si organizzava come si poteva. 

Ma proprio nel 1549 l'imperatore Carlo V decise di attivarlo, concedendolo ad un aristocratico aragonese: Don Francisco de Capata (o Zapata), con l'assegnazione della nomina di "Magister postarum et tabellarorium". 

Insomma, una bella responsabilità per il novello "Maestro della posta e dei portalettere", considerato che le strade dell'isola erano soprattutto trazzere e mulattiere (quando c'erano). Don Francisco esercitò la sua attività a Messina ma, avendo ottenuto la nomina in forma ereditaria, alla sua morte - seguita da quella del figlio Diego che frattanto si era trasferito a Palermo - nel 1624 l'ufficio pervenne alla vedova di Diego: Vittoria de Tassis, al costo di 49.000 ducati castigliani.

Donna Vittoria, oltretutto, discendeva da Francesco de Tassis, che nel 1516 era stato nominato da Carlo V "Maestro delle Poste Imperiali della Casa d'Asburgo". Nonostante ella fosse stata nominata "in perpetuo", la Regia Corte aveva fiutato l'affare e quindi aveva posto una clausola, con la quale si riservava il riscatto della concessione dietro restituzione alla titolare della suddetta somma. 

In seguito, nel 1709, fu il duca di Saponara Vincenzo Di Giovanni e Napoli ad ereditare l'ufficio e nel 1731, quando sua figlia Vittoria sposò il quinto principe di Villafranca Domenico Alliata, automaticamente l'ufficio passò alla famiglia Alliata. 

Nel 1734 i principi trasferirono la sede della Correria nel loro palazzo a piazza Bologni. Dopo di essi, che furono gli ultimi "Maestri di posta", nel 1786 il servizio divenne statale con il governo borbonico; il quale, per la restituzione della cifra contrattuale versata all'epoca da Donna Vittoria de Tassis, fece penare non poco gli aventi diritto, finché non riuscirono finalmente ad ottenerla nel 1834.

Dal 1786 il servizio fu svolto in una costruzione contigua alla chiesa di S. Cataldo a piazza Bellini. Poi, nel 1875, tornò a piazza Bologni nella ormai non più esistente chiesa di S. Nicolò, detta del Carminello. Infine nel 1934, fu inaugurato l'attuale Palazzo della Posta Centrale in via Roma. 

Dopo avervi raccontato le vicende e la storia del servizio postale a Palermo, mi presento un pò meglio. Inizialmente ero la dimora della famiglia Sollima, baroni di Castania, per poi passare nel Settecento a Placido Marchese e Strazzeri che svolse le mansioni di corriere maggiore. Della famiglia Marchese, altri componenti furono luogotenenti postali, nei periodi in cui il servizio postale era nelle mani del duca di Saponara e dei principi di Villafranca, suoi eredi. 

Nel 1734, finita l'attività di posta al mio interno, divenni la dimora di Francesco Cutelli marchese di Rajata e poi mi abitarono diverse famiglie aristocratiche che modificarono il mio originario aspetto architettonico.

Ma ancora oggi, grazie ai sapienti interventi di restauro, mostro le mia finestre in stile gotico-catalano: una su vicolo dei Corrieri

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e l'altra su via Calascibetta

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il mio arco a sesto acuto

Foto di Simona Savona
Foto di Simona Savona

ed il mio colonnato con i suoi capitelli che si affaccia sul cortile. 

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Dalle mie aperture dell'ultimo piano il fantastico panorama si apre fino alle cupole delle chiese di S. Giuseppe dei Teatini e di S. Caterina d'Alessandria sullo sfondo di Monte Cuccio. 

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Mentre la vista dalle finestre sul vicolo dei Corrieri, una volta "dell'arpa" e ancor prima "vanella di Bonetta" (per via della presenza di palazzo Bonet alla fine del vicolo) mi ricorda quanto ero importante quando piazza Cattolica si chiamava "piano della Correria".

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Ma io conserverò sempre, nei miei più bei ricordi, il movimento dei corrieri a cavallo sul ciottolato d'epoca, ancora oggi esistente, che transitavano dal mio ampio portale ritornato oggi felicemente al suo antico splendore. 

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Bibliografia: Dizionario storico toponomastico di Mario Di Liberto

 
 
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