LE BELLEZZE STORICHE DI PALLAVICINO E I MIEI RICORDI: VILLA SPEZIALE
- Giusi Lombardo
- 13 apr
- Tempo di lettura: 2 min

In via Mater Dolorosa a Pallavicino in cui, come da un famoso detto palermitano, c'era una taverna dove "un corpu ci manca l'acqua e un corpu u vinu" (a volte manca l'acqua ed a volte il vino), sorge villa Speziale, che fu dell'abate Pietro Pallavicino (Palermo 1650-1727), discendente dai nobili genovesi Pallavicini, dal quale prende il nome la borgata.
Egli alla fine del Settecento ottenne in questa strada, da Luisa Santostefano e Palminteri, un fondo con cortile, pozzo, torre, giardino e chiesa che in origine era appartenuto ai padri Carmelitani Scalzi del convento di S. Teresa e poi a Giovanni Santostefano. L'abate fece della villa la sua dimora e della chiesa la parrocchia della borgata intitolandola alla Madonna della Toccia, oggi dedicata a Maria SS. Addolorata.

Deceduto lui, la proprietà passò a Gioacchino Napoli, poi al figlio Antonino, poi ai marchesi di S. Gabriele, alla famiglia Sciarrino, alla famiglia Amoroso ed infine alla famiglia Speziale. Sul cancello si legge la scritta " Varchi la soglia chi ha il cuor sincero alla pace domestica".

Ed allora forse io ho il cuor sincero perché, anche se moltissimi anni fa, ci sono entrata e vorrei raccontare quale fu la circostanza.

Avevo circa 20 anni e lavoravo in uno studio di consulenza commerciale. Era periodo di chiusura bilanci ed ancora non eravamo riusciti a meccanizzare la partita doppia per cui stavamo lavorando sugli enormi libri mastro a molteplici colonne (36 ed anche oltre). Per distendere meglio i libri mastro avevamo allungato le scrivanie con altri tavoli. Ma uno di questi non era nuovo ed io, accavallando le gambe sotto di esso, mi beccai in pieno una scheggia di legno nel ginocchio che mi entrò in profondità nella carne.
Pertanto il mio titolare di allora si allarmò moltissimo e mi condusse nell'ambulatorio medico di un nostro cliente che altri non era che il dottore Speziale, medico di Pallavicino e proprietario della villa. Dopo avermi estratto la scheggia con il bisturi in un batter d'occhio, per farmi distrarre ci condusse nella villa in cui ci offrì un rinfresco e dove pensò di consegnarmi un passerotto di primo volo caduto dal nido che portammo allo studio, ma che purtroppo non visse molto.
Peccato che allora non esistevano i telefonini con la fotocamera...altrimenti avrei mostrato altre foto. Ma i ricordi del momento del rinfresco in giardino e del passerotto caduto dal nido li conservo sempre nel cuore con molta tenerezza.
Bibliografia: Dizionario storico toponomastico di Mario Di Liberto