LE VILLE DIMENTICATE DI CIACULLI: VILLA ALLIATA
- Giusi Lombardo
- 3 mag
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Al civico 246 di via Ciaculli si apre una lunga strada in cui, alla fine, si erge Villa Alliata, protagonista dell'omonimo baglio "di antico impianto forse cinquecentesco", scriveva il Lanza Tomasi.
Giusto come inizio bisogna notare che questo fondo agricolo, almeno fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, risultava ancora nello stradario cittadino con il nome di "Fondo Alliata a Brancaccio", denominazione ormai scomparsa e sostituita dall'anonimo numero civico 246.
Eppure il baglio Alliata, con la sua villa, rappresenta uno dei più tipici esempi di trasformazione da fondo prettamente agricolo in dimora di villeggiatura. Le modifiche vennero eseguite nei due secoli successivi al suo periodo di fondazione: già nel Seicento la villa era dotata di due portali bugnati, aperti verso la corte interna. Poi, sul finire dello stesso secolo, per il consueto uso nobiliare dell'epoca come residenza di villeggiatura, subì delle trasformazioni e nel Settecento era già stata adibita a tale utilizzo completandola del tipico scalone a doppia rampa.
In origine il fondo rurale apparteneva al convento di San Domenico. Le modifiche cominicarono agli inizi del Settecento, quando passò nelle mani di Domenico Procopio, che vi fece erigere la chiesa del SS. Crocifisso.

Il titolo poi venne trasferito alla chiesa parrocchiale del quartiere, costruita nel 1897.

Durante lo stesso secolo subentrarono nella proprietà i Migliaccio, principi della Malvagna. Il successivo proprietario, a metà Ottocento, fu il marchese di Cardillo: Francesco Maria Alliata ed infine , nel Novecento, gli succedette la famiglia Alliata di Saponara.
Nel tempo l'abbandono e le manomissioni hanno giocato un ruolo pesante: nella parte di accesso dello scalone, percepibile perché in parte ricoperto da una costruzione terrazzata,

l'immobile risulta sventrato.

Lateralmente uno dei balconi a petto d'oca è privo del sotto mensola;

nel lato retrostante, in cui si innalza la chiesa, recante la data 1726,

una parte dell'immobile è in stile diverso con un mascherone ed una torretta.


Nella parete è affissa una targa che recita : "Omnia possum in eo, qui me confortat". Si tratta di una frase della Bibbia: Filippesi cap. IV e significa "Tutto posso in colui che mi dà forza".

Probabilmente fu una citazione voluta da Filippo Maria Alliata e Gravina, poichè le iniziali F.M.A.G. insieme all'anno 1903 si ritrovano incisi nella panchina ed in uno dei piloncini, entrambi di fronte alla cappella.



Poco più avanti, oltre la targa, si può ammirare uno dei due portali bugnati che conducono alla corte interna

nella quale dovrebbe ancora esistere un pozzo cinquecentesco in pietra, come da foto d'epoca.

Tutto intorno, la campagna verdeggiante con i suoi sistemi di irrigazione idrica alla maniera araba


fa respirare non soltanto aria pura, ma anche il profumo di un tempo che fu, seduti su una panchina di pietra in un'oasi di pace.
Bibliografia: Le ville di Palermo di Gioacchino Lanza Tomasi
Le ville di Palermo di Salvatore Requirez
Stradario storico della città di Palermo di Francesco
Calascibetta