UN NOME, UNO SPUNTO, UNA RICERCA E MILLE SCOPERTE!
- Giusi Lombardo

- 27 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 3 mag

Oggi voglio farvi un po' partecipi del modo in cui si articolano le mie ricerche. Parto sempre dalla curiosità per un piccolo dettaglio urbano che ho letto da qualche parte, oppure che ho intravisto percorrendo in auto un determinato quartiere. Accantono la mia curiosità fino al momento in cui, una qualsiasi domenica mattina - tempo permettendo - decido di andare ad indagare meglio. Per ciò che riguarda la mia passeggiata di due anni fa, che andrò a descrivere di seguito, tutto nacque dalla curiosità per il nome di una strada al Borgo Vecchio, dalla via Leonardo Ximenes alle vie Isidoro La Lumia e Giorgio Castriota. La strada che mi attrasse è intitolata a Francesco Omodei, un condottiero cinquecentesco che si distinse nella battaglia di Lepanto. Al suo interno, fra i civici 28 e 30, si apre il cortile Maccarone, che ricorda un antico proprietario: Antonino Maccarrone, il quale nel 1883 ottenne in enfiteusi dei terreni, fra via Isidoro Carini e via Archimede, da parte del principe Giorgio Wilding di Radalì. Maccarrone vi fece costruire delle case ed il suo nome è rimasto nell'intestazione del cortile, nel cui angolo con la via Francesco Omodei si trova un'edicola dedicata a S. Giuseppe.
Siamo nelle vicinanze della Banca Popolare S. Angelo di via Enrico Albanese, anch'essa edificata su un terreno del principe di Radalì,.

Ma, tornando al cognome Omodei, la mia attenzione ricadde su un cortile omonimo, ubicato in via al Casale Settimo. Non conoscevo questa strada, che si trova in via Belmonte Chiavelli bassa. Bassa perché, così come le vicine via S. Maria di Gesù e via Villagrazia, è stata tranciata dalla realizzazione della Circonvallazione.
La via Belmonte Chiavelli una volta era denominata soltanto "Mezzagno", in quanto conduceva alla località di Belmonte Mezzagno, borgata fondata nel Settecento da Giuseppe Emanuele Ventimiglia principe di Belmonte. Il nome "Chiavelli" fu aggiunto a ricordo di antichi proprietari della zona.

Dopo averla percorsa tutta, ho raggiunto via Regione Siciliana ed ho svoltato a destra per raggiungere la borgata di Falsomiele perché, in via Sanfilippo 130, c'è l'ingresso alla casina di Carmelo Omodei e del figlio Ercole, proprietari di questo fondo rustico all'inizio del XX secolo.

Si trattava di un fondo molto grande, che cominciava da questa casina di Falsomiele e finiva in via Belmonte Chiavelli nel cortile Omodei in via al Casale Settimo, oggetto della mia ricerca. Gli Omodei in questione furono anche proprietari di una parte di palazzo Pantelleria di piazza Giovanni Meli.


Ma il cognome della famiglia ha origini antiche: un nobile Giovanni Omodei nel 1424 acquistò, dall'abate Stefano Bellacera, il diritto a prelevare l'acqua dal fiume Parco (Altofonte) per irrigare i suoi campi di Falsomiele coltivati a canna da zucchero. Il nome della borgata di Falsomiele ha origini incerte e tradizionalmente si vuole ricondurre a "Fausu meli", ossia la canna da zucchero che veniva ritenuta un "falso miele".
E finalmente, con delle piccole tappe che descriverò in articoli successivi, giunsi alla mia destinazione: via al Casale Settimo. La strada si apre nel punto in cui si trova l'Istituto delle suore di S. Chiara e deve il suo nome alla famiglia che qui possedeva dei fondi rustici confinanti con i terreni di Gioacchino Sanfilippo. Percorrendola fino alla fine, arrivai a piazzetta Settimo con l'arco di accesso al baglio una volta completamente merlato.

A destra dell'arco una casa rustica abbandonata, a cui si accede da un'alta scala,

sovrasta la chiesetta della Madonna delle Grazie al Baglio Settimo.

Purtroppo, però, nessuna traccia dell'antica fontanella in muratura. Via al Casale Settimo si conclude con un cortile che porta lo stesso nome: Settimo e confina con via dell'Orsa Minore, ma non vi sfocia. Ed il famigerato cortile Omodei che doveva aprirsi in via al Casale Settimo dopo il civico 39? Nessuna targa che lo indicasse ed i numeri civici della strada sono stati rimaneggiati. Confondendoli fra quelli vecchi e gli altri nuovi, non si capisce granché. Un nome, uno spunto, mille scoperte e future ancora preziose ricerche!
Bibliografia: Dizionario storico toponomastico di Mario Di Liberto







